donne la battaglia per la libertà l'uguaglianza e l'indipendenza

Donne, libertà ed indipendenza: dalla notte dei tempi ad oggi.
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8 marzo 2021 e le donne. La solita festa, che a poco serve, quando giorno per giorno si verificano episodi continui di violenza all’interno ed all’esterno delle mura domestiche. Ma da quanto tempo le donne cercano di spezzare questo circolo vizioso e tentano di far valere i propri diritti? Da moltissimo tempo…

non sono una donna addomesticabile” (alda merini)

Donne: scomode già nel 1500 a.C.

Scomode: sì, donne scomode. Eroine che hanno lasciato un segno di come si possa alzare la testa, rompere le convenzioni, alzare la voce ed esprimere il proprio pensiero.

Coraggiose leonesse che spesso sono state torturate, umiliate, negli anni cancellate e dimenticate volutamente. Perchè c’è sempre un prezzo da pagare quando ci si oppone alla massa.

Storia vecchia, di cui ne troviamo un esempio già nel lontano 1500-1450 a.C. in Egitto. Di chi parliamo? Di una bellissima regina d’Egitto. Non ci riferiamo alla conosciutissima Cleopatra, bensì ad Hatshepsut.

Questa sovrana fu considerata al pari di un Faraone: cresciuta a Karnak, a causa della morte dei fratelli venne incoronata dal padre. Creò un grande regno, ricco e prospero e mantenne il potere fino alla morte. Perchè la Sua autorità venisse accettata usava abbigliarsi esattamente come avrebbe fatto un uomo, sino ad indossare una barba finta.

Hatshepsut venne temuta non tanto per il potere che di fatto era autorizzata ad esercitare, quanto per essere un pericoloso precedente: nessun uomo infatti avrebbe desiderato che potesse divenire un esempio di libertà, indipendenza e potere per altre donne.

Fu per questo motivo che a morte avvenuta tutte le iconografie, i monumenti ed i dipinti che la rappresentavano vennero cancellati. Il suo nome restò sepolto fino al 2007 d.C.: già allora le donne forti facevano paura.

donne Hatshepsut

Da sempre la cultura è il primo passo per la libertà di una donna…

Lo sapeva molto bene Ipazia d’Alessandria, vissuta dal 350/370 d.C. al 415 d.C., figlia del direttore della Biblioteca d’Alessandria d’Egitto.

Non è strano che proprio lei si impegnò non solo ad approfondire argomenti di natura filosofica, ma anche a cimentarsi nell’arte dell’orazione pubblica dove rivendicava ogni suo pensiero ed azione.

Ipazia si discostò dalla religione ufficiale, promuovendo idee liberali e femministe senza aver paura di crearsi acerrimi nemici. Questo la portò ad essere assassinata in un agguato in modo cruento.

Perchè da sempre le donne devono stare zitte (NdR: forse perchè potrebbero avere ragione? ).

Condurre grandi battaglie: chi lo ha detto che sia un lavoro per soli uomini?

Ognuno, uomo o donna, dovrebbe sacrificarsi per l’ideale che ha scelto. Chi non poteva pensare ciò se non Giovanna D’Arco?

Analfabeta, a tredici anni non esitò un attimo per difendere il proprio paese. Ricca di fascino e magnetismo, seppe condurre senza esitazione l’esercito francese liberando la città di Orleans nel 1429.

Rivendicava la possibilità di poter gestire e vivere la propria vita come meglio si ritenesse, uomo o donna che si fosse. Scomodissima, ai tempi: venne additata di stregoneria, processata in maniera non trasparente ed arsa al rogo.

Nel 1929 è stata dichiarata dapprima beata e in un secondo momento santa, ma credo sia lecito chiedere: le donne devono prima morire perchè venga dato loro il giusto valore?

donne giovanna d arco

Perdere la testa per un’ideale controcorrente.

Francia, 1748: è qui che nasce Marie Gouze, in arte Olympe de Gouges. Drammaturga ed attivista, non ha avuto l’occasione di studiare. Tutto ciò che impara è dato dalla sua innata curiosità e creatività.

I suoi talenti non li utilizza a solo scopo artistico. Marie si batterà per le minoranze etniche, per i disoccupati, gli anziani, gli orfani e soprattutto per le donne.

Ed è qui che diventa un personaggio mal visto da molti: lotterà per il divorzio, il riconoscimento dei figli nati al di fuori del matrimonio, la tutela delle madri e dei bambini.

Paga cara questa ribellione, viene privata di un giusto processo, incarcerata e ghigliottinata nel 1793. D’altronde in una delle sue opera Olympe si appellava all’uomo chiedendogli per quale misterioso motivo lo stesso si potesse sentire superiore alla donna quando in natura non esistono esempi di atteggiamenti dispotici e tiranni come questo.

Che cosa ci si poteva aspettare ai tempi, in fondo anche oggi ribellarsi può presentare dazi molto cari: non ci sono solo i femminicidi, ci sono forme di violenza molto più sottili che provengono dalle stesse donne nei confronti delle loro pari. É forse questa la forma di violenza più inaudita: se non esistesse la competizione femminile, ma bensì un fronte compatto e coeso molte cose prenderebbero un’altra piega.

Donne: è il lavoro che le rende forti.

Già il lavoro, Mary Shelley lo sapeva molto bene. Il lavoro come mezzo per spostare il pensiero dalle difficoltà a cui ci pone dinanzi la vita.

In arte Percy Shelley, Mary è l’autrice di “Frankestein, ovvero il moderno prometeo”, pubblicato nel 1816. Ma molti non sanno che questa giovane scrittrice di 19 anni è l’autrice di un’opera molto importante ossia la “Rivendicazione dei diritti della donna”.

Subì lutti molto pesanti, le morirono entrambi i figli, si gettò a capofitto nel lavoro. Per Mary la mente poteva trovare quiete solo nel concentrarsi in un obiettivo chiaro e risoluto: nel suo caso nel lavoro ossia nella scrittura.

Una personalità combattiva, rivoluzionaria, intraprendente, forte che non si è fatta vittima né della sua condizione di donna né dei grandi dolori che hanno segnato la sua vita.

Perchè le donne, se vogliono, possono essere anche questo.

Sono una donna ma devo fingere di essere un uomo…

Ha del ridicolo, ma è capitato in passato e capita in talune parti del mondo tutt’oggi. Esistono situazioni in cui per avere diritto alla parola è necessario nascondersi dietro un nome fittizio come fece nel 1875 Elizabeth Cochran, irruente giornalista d’inchiesta che si celò dietro al nome Nelli Bly.

Questa giovane reporter, a cui volevano essere assegnate rubriche femminile minori, preferì occuparsi di temi molto più delicati: arrivò al punto di fingersi pazza per smascherare gli abusi della classe medica nei confronti di donne che non erano malate, solamente un pò più fragili (NdR realtà tutt’ora ahimè esistente anche nei paesi del mondo ritenuti più democratici: un modo pulito per far tacere le donne).

Ricalcando il libro di Jules Verne, sola gira il mondo in 80 giorni. Un donna che può essere per noi un grande esempio di libertà, indipendenza e coraggio allo stato puro.

Donne: sensibili e creative, spesso incomprese.

«Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.»

Questo scriveva Alda Merini: dolore incompreso fatto carne. Un esempio di come sia la sensibilità la più grande croce che spesso deve portare sulle proprie spalle una donna.

Perchè sono le donne a cogliere sfumature e sensazioni ignote ai più. Le più sensibili e creative ad essere viste come qualcosa di sbagliato, da allontanare, da umiliare, da torturare.

Questa la storia di Alda, otto anni in manicomio, dove ha subito l’agonia degli elettroshock e di tutto quello che ruota attorno alle realtà psichiatriche. Dove ancora oggi purtroppo non esiste l’ascolto, ma solo il giudizio nei confronti di uomini e donne che avrebbero forse molto più da dire e da insegnare dei comuni mortali.

Giudizio che, se sei donna e fragile, arriva molto più facilmente che in altri casi. Come sempre gli uomini sono da commiserare, delle donne chissenefrega, stanno solo tra i piedi e rompono le scatole. Chiudiamo tutto e buttiamo via la chiave…

donne alda merini

Donne: la vostra festa passa soprattutto da qui.

La festa della donna deve passare da qui: da una presa di coscienza collettiva di quello che è il nostro trascorso dalla notte dei tempi ad oggi.

Per determinare il vero grande cambiamento: un luogo ed uno spazio dove non esistono le più brave, le più belle, le più perfette, le più intelligenti, le più simpatiche, le più equilibrate, le più mamme, le più in gamba.

Esiste la donna in ogni forma, sfaccettatura, ideale, colore, credo, pregio e difetto: esiste solo un unico tipo di donna, la solidale.

Felice 8 marzo.


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