8 marzo: festa della donna. A che pro festeggiarla quando non si fa abbastanza per supportarla? Si parla moltissimo di violenza sulle donne senza entrare nel vivo dell’argomento, senza rendere abbastanza accessibili le informazioni ed i sostegni di cui queste realmente necessitano.
Per questo motivo oggi voglio presentarvi una persona che attivamente è in prima linea per sensibilizzare l’opinione pubblica e per creare delle reti di supporto a cui chi è in difficoltà può chiedere senza alcun timore aiuto: Simona Lanzoni.
“Come avrei potuto spiegargli che le crisalidi hanno bisogno di tempo per diventare farfalle? ” (Simona Lanzoni)
- Chi è Simona Lanzoni?
- Simona, cos’ è la Fondazione Pangea?
- Quando è nata Pangea?
- Di cosa si occupa la fondazione?
- Simona, quali sono i progetti che coordini e che realizza Pangea a sostegno delle categorie deboli?
- Oggi è l’8 marzo, in particolare volevo affrontare con te il tema della violenza sulle donne. Cosa si intende e come si manifesta?
- Quali sono le ripercussioni sulla donna che ha subito violenza?
- Abbiamo parlato di bambini: quali sono i problemi che nascono nei piccoli che sono stati spettatori di violenza domestica?
- Simona, quali sono le difficoltà maggiori che incontri nel portare avanti i tuoi progetti?
- Quale quindi l’obbiettivo principale?
- Dimmi Simona, in quale modo possiamo sostenere l’associazione?
- Per concludere, qual’è il sogno più grande che vorrebbe realizzare Simona?
Chi è Simona Lanzoni?
Vice presidente in Italia ed all’estero per l’associazione Pangea Onlus.
Romana classe 1972, laureata in Scienze Politiche, esperta in questioni di genere, diritti delle donne e microfinanza, lavora a tutto tondo nel campo della progettazione, della organizzazione e implementazione dei programmi della fondazione Pangea.
Oggi tra i suoi Scopi principali: lo sviluppo di una rete di empowerment, auto aiuto e la realizzazione di attività o eventi o ricerche ai fini di creare una nuova cultura del diritto messa in pratica senza discriminazioni e violenze nei confronti delle donne di ogni età.
Simona, cos’ è la Fondazione Pangea?
Fondazione Pangea è un’organizzazione che si pone i seguenti obiettivi:
- generare una trasformazione personale, familiare e sociale efficace e duratura nel tempo che riconosca pari opportunità tra uomini e donne;
- contrastare la discriminazione che nasce da stereotipi di genere, da tradizioni inique, da situazioni politiche e sociali instabili;
- ripristinare i diritti umani fondamentali a partire dalle aspirazioni, dai desideri, dalla situazione reale e quotidiana delle persone;
- opporsi alla violenza e all’oppressione partendo dalle donne,
in quanto rappresentano il più vasto numero di persone soggette a discriminazioni, violenze, povertà semplicemente perché appartenenti al genere femminile.
Quando è nata Pangea?
La fondazione è nata quasi 20 anni fa, quando l’ Afghanistan era nel pieno della guerra civile sotto l’oppressione dei talebani. Ho incontrato Luca Lo Presti perché entrambi lavoravamo su questo Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica di quello che stava accadendo.Insieme abbiamo realizzato vi fosse la necessità di fare di più per quella parte della popolazione che si trovava maggiormente in difficoltà, ossia le donne ed i bambini.
Partiti quindi con programmi sul territorio internazionale per sostenere le donne nel superare discriminazioni e violenza e raggiungere la loro autonomia economica e sociale, con il tempo ci siamo resi conto che anche in un paese evoluto e civile come l’Italia vi fosse necessità di intervenire.
Nonostante possa sembrare strano anche qui è necessario portare sostegno e supporto a molte donne che, in maniera diversa dai paesi in cui abbiamo operato, non sono riconosciute pari agli uomini in diversi ambiti della vita perché sono ancora tollerate le discriminazioni e le violenze sulle donne dalla società e dalle istituzioni.
Di cosa si occupa la fondazione?
Oltre alle attività svolte autonomamente attraverso il sostegno economico di privati cittadini e aziende, Pangea collabora con realtà a livello nazionale ed internazionale, per condividere contenuti e istanze.
L’obiettivo è quello di creare momenti di confronto, aggiornamento, ricerca, eventi e percorsi di condivisione a favore dell’Empowerment femminile.
Anche a livello internazionale abbiamo rapporti stretti con network impegnati nella difesa dei diritti delle donne e contro ogni forma di discriminazione e violenza.
Simona, quali sono i progetti che coordini e che realizza Pangea a sostegno delle categorie deboli?
I progetti da me coordinati ruotano attorno alle maggiori tematiche relative al raggiungere l’autonomia economico finanziaria e sociale e ai diritti umani e delle donne, nonché alle linee di cooperazione allo sviluppo e di welfare indicate dai Paesi in cui operiamo, dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dal Consiglio d’Europa.
I nostri programmi prevedono:
I nostri programmi prevedono:
- inclusione lavorativa e finanziaria (microfinanza);
- formazione professionale, avvio di impresa,
- alfabetizzazione, educazione ai diritti umani, alla salute riproduttiva e all’igiene;
- sostegno a cure mediche;
- prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza assistita da minori sulle loro madri; facilitando anche l’accesso alla giustizia;
- promozione di attività di ricerca e sviluppo della leadership femminile al fine di eliminare pratiche e stereotipi che ostacolano lo sviluppo della persona e l’esercizio della sua libertà;
- fare pressione sulle istituzionali su tematiche quali contrasto prevenzione della violenza maschile contro donne e bambine, violenza assistita da minori, discriminazioni, partecipazione delle donne alla ricostruzione della pace dopo e durante i conflitti nei propri Paesi.
Attualmente i Programmi di Pangea si sviluppano in Italia, Afghanistan, India e Colombia.
Oggi è l’8 marzo, in particolare volevo affrontare con te il tema della violenza sulle donne. Cosa si intende e come si manifesta?
La violenza ed i soprusi sulle donne si possono manifestare in diverse modalità.
Quella che fa maggiormente clamore è naturalmente la violenza fisica e sessuale in quanto è visibile. Abbiamo quindi in questo caso schiaffi, percosse o veri e propri femminicidi o figlicidi (perchè ricordiamolo anche i bambini vengono coinvolti in queste dinamiche).
Ma non esiste solo questo tipo di violenza, ed allora diventa più difficile capire ed entrare nel merito se non si è preparati in materia. Vi è la violenza psiocologica e/o lo stalking, che coinvolge non a livello fisico. E qui vi sono le urla, le minacce, le sottomissioni, le umiliazioni, la manipolazione.
E vi è anche una violenza economica. Le risorse finanziarie vengono gestite dall’uomo, la donna viene messa in una situazione di dipendenza, le vengono intestati debiti, o viene in un qualche modo limitata nella propria vita professionale ritrovandosi in una situazione di vera e propria sudditanza.
Quali sono le ripercussioni sulla donna che ha subito violenza?
Generalmente le donne tendono a sentirsi colpevoli della violenza stessa, sono timorose, hanno paura ad uscire da quella situazione ed è per loro molto difficile prendere una posizione, in particolar modo se sono madri.
La paura del giudizio, la paura della reazioni del partner, la paura di non farcela da sole se si hanno dei bambini da crescere fanno sì che vengano frenate dal riprendere in mano le redini della propria vita.
Importante è allora far sapere che non sono sole, che tante come loro hanno vissuto in maniera più o meno simile le stesse difficoltà, ma che hanno capito che non erano abbandonate a se stesse come credevano di essere.
Perchè si sono poste delle domande, hanno cercato, hanno trovato chi riteneva giusto tendere loro la mano ed aiutarle perchè aveva la competenza giusta per farlo.
Abbiamo parlato di bambini: quali sono i problemi che nascono nei piccoli che sono stati spettatori di violenza domestica?
I bambini possono andare incontro a tantissime problematiche e possono reagire nelle maniere più disparate. Certo è che sono molto sensibili ed inizialmente manifestano uno stadio iniziale di paura, associato ad un senso di colpevolizzazione (“mamma e babbo litigano, è colpa mia”).
Dopodiché possono chiudersi o viceversa avere comportamenti aggressivi. Diventano adulti molto prima di un bambino che vive una vita tranquilla e serena.
Importante è sostenerli perché nel tempo si possono manifestare depressione, dipendenze di qualsiasi tipo (alcol, sostanze, ludopatia e così via), disturbi alimentari, sindromi da disadattamento sociale.
Abbiamo per questo avviato il progetto Piccoli Ospiti, in alcuni centri anti-violenza per mettere a disposizione delle vittime (e dei loro familiari) che vi si rivolgono un percorso madre figli per recuperare insieme il trauma subito.
Per una madre vittima di violenze è importante sempre volgere uno sguardo al futuro: i figli tendono ad imitare i comportamenti dei genitori. Quel bambino che un domani sarà un uomo potrebbe diventare a sua volta una persona violenta, perché è ciò che ha imparato nell’infanzia.
Simona, quali sono le difficoltà maggiori che incontri nel portare avanti i tuoi progetti?
A volte mi scoraggiano le stesse donne vittime di violenza. Queste a volte scelgono avvocati che non conoscono la violenza e poi i processi finiscono male, altre volte le donne si scoraggiano, in quanto non si sentono accolte empaticamente e non capiscono per quale motivo dovrebbero affrontare determinati percorsi.
Preferiscono restare accanto ad un marito violento, pur di dare ai loro figli una figura paterna di riferimento.
Queste vittime hanno la necessità di farsi guidare da persone che conoscono bene da vicino la problematica, che sanno che non è semplice uscire dal tunnel.
Perché spesso gli ausili sanitari, le istituzioni, le forze dell’ordine, i servizi pubblici non sono sufficientemente specializzati in materia.
Per tale motivo sempre più necessario è fare rete, mettere a disposizione figure altamente competenti a livello sanitario, sociale e sopratutto legale. Professionisti che studiano appositamente per ricoprire compiti così delicati.
Quale quindi l’obbiettivo principale?
L’obbiettivo è di costruire su tutto il territorio gruppi di ascolto e professioniste preparati ad accogliere queste persone che hanno paura di essere lasciate a se stesse, o che non sono certe di quali siano i giusti passi da compiere per contrastare la loro condizione.
E parlare, raccontare e spiegare che insieme unite ed uniti si può innanzitutto uscire da queste dinamiche per poi divenire portavoce ed aiutare altre vittime.
Dimmi Simona, in quale modo possiamo sostenere l’associazione?
Beh, innanzitutto parlando di lei e spiegando di che cosa si occupa!
(Vi rimando pertanto per ulteriori dettagli alle pagine web della Fondazione Pangea: http://www.pangeaonlus.org – n.d.r. Iolanda)
Poi ci sono diversi modi per poterla sostenere economicamente:
- 5 per 1000;
- regali Pangea
- regali solidali;
- bomboniere solidali;
- shampoo e conditioner;
- progettazione giardini e terrazze;
- lasciti e memorie.
Ed infine si può partecipare con azioni di volontariato:
- diventando fundraiser;
- creando un gruppo locale;
- donando la propria esperienza;
Per concludere, qual’è il sogno più grande che vorrebbe realizzare Simona?
La pace nel mondo.
Che dire… a questo punto, conclusa l’intervista, ringrazio Simona ma al tempo stesso mi sento piccola così.
Ma mi rendo conto anche di questo: metaforicamente ognuno di noi può piantare un gelso, ed un giorno il mondo sarà variopinto, colorato e pieno di farfalle!
Con l’augurio che l’8 marzo per voi (come per me) non sia un punto di arrivo ma un punto di inizio. ?
Iolanda Baccarini, classe 1980, skin care addicted. Curiosa, ama leggere e scrivere e celare in ogni articolo metafore. Adora tutto ciò che è insolitamente bello, guardando oltre l’apparenza e l’immagine: l’anima, l’essenza e la sostanza. Ribelle, testarda e sovversiva di natura: segno zodiacale Capricorno, ascendente? Leone naturalmente!